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Lo straniero di Goffredo Fofi

ROBERTO NANNI OSTINATI 85/08 KIWIDO

01/07/2009

Roberto Nanni è un cineasta, innanzitutto. Non solo, e semplicemente, un regista. C'è una differenza importante che appartiene all'arte del cinema più che alla sua industria e mercificazione. Roberto Nanni, infatti, da cineasta interroga il cinema in quanto "arte in movimento", cercando di estendere il suo mandato oltre l'orizzonte definito, in una continua ricerca linguistica che ieri avremmo detto "sperimentale" e che oggi, sinceramente, non sappiamo neanche più definire. Nanni si è formato ed è cresciuto studiando il cinema sperimentale dei padri fondatori, quello americano e d'avanguardia, degli anni cinquanta e sessanta di Stan Brackage, quello underground di Jonas Mekas e Kenneth Anger, e cita tra i suoi riferimenti anche Carmelo Bene e il suo cinema di ricerca anni settanta. Ma nella formazione poliedrica di Roberto Nanni, oltre ai maestri del cinema sperimentale e di ricerca d'oltreoceano, vanno considerati altri due mondi: quello bolognese degli anni ottanta (periodo in cui ha iniziato a lavorare) e quello musicale, necessariamente transnazionale. A Bologna ha frequentato sia il gruppo di Tondelli che quello di Pazienza, con il quale ha lavorato agli inizi degli anni ottanta, realizzando delle pellicole per le "retroproiezioni" di alcuni "Frigidaire's party". Ma il momento più formativo l'ha avuto, sembrerebbe, nella costituzione di una cultura musicale che in quegli anni non poteva che essere anche politica. Era tempo di punk, e Roberto Nanni è sempre rimasto, nelle cose che ha fatto e che fa, intrinsecamente punk. Nel '77 bolognese e movimentista Nanni aveva 17 anni, e certo avrà assorbito se non altro tutta la carica "emotiva", compresa quella, e soprattutto quella, che veniva dall'Inghilterra del punk. Come ha detto "il punk per me nel '77 non fu una sorpresa". Dai Joy Division a Demetrio Stratos, dai Residente a John Cage... un'architettura musicale e sonora, ma anche politica ed etica che si va a incuneare in tutti gli altri elementi e momenti di questa formazione culturale tipica ed eclettica allo stesso tempo. Il risultato è una "manciata" di film sperimentali sorprendenti e rigorosi, disseminati nel tempo con una frequenza determinata solo dalla necessità. Questi film li si poteva vedere solo nelle occasioni di festival allora attenti ai nuovi talenti come il filmaker milanese, il Festival di Torino degli esordi, quello dei Popoli, e poi Rotterdam, Pesaro e anche Venezia (oltre ai teatri dell'opera e qualche museo di arte contemporanea). Insomma occasioni rare e lontane, e mai più viste. Ora un pregevole dvd con annesso libro, Ostinati 85/08 (edito dalla Kiwido di Federico Carra editore) raccoglie il lavoro di Roberto Nanni dal 1985 a oggi. Si trova sia la più famosa conversazione con Derek Jarman, realizzata nel '93, un anno prima della sua scomparsa, in occasione della presentazione italiana del film Blue (Jarman lo incontrò a Londra nel 1983 quando filmava W.S.Burroughs per Pirate Tapes), sia i video usati nelle performances dal vivo di Steven Brown, del gruppo storico statunitense Tuxedomoon. Roberto Nanni è un regista tanto appartato quanto ostinato, e questa collezione di lavori (alcuni rielaborati, soprattutto nelle musiche), ci restitutisce oggi (e per chi non lo conosce) il maggior senso di questo essere ostinatamente appartato, eppur presente. (Dario Zonta)