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Rapporto Confidenziale

APPUNTI SPARSI SUL CINEMA DI ANTONIOFLAVIA

05/07/2011

 

Il presente articolo è stato pubblicato su Rapporto Confidenziale numero33 (giugno 2011), pagg. 24-25

 

APPUNTI SPARSI SUL CINEMA DI ANTONIOFLAVIA #1
di Alessio Galbiati

Antonio Rezza e Flavia Mastrella giocano col cinema con il medesimo slancio anarco-insurrezionalista di Carmelo Bene, alla cui estetica sostituiscono un mondo fatto di uomini lacerati. Il riferimento a Carmelo Bene suona pure alle mie orecchie come forzato, ma non saprei quale altra personalità accostare al loro cinema che non somiglia a nessun altro cinema. Come in Bene, i personaggi agiscono e si muovono in maniera innaturale. Come in Bene le voci sono doppiate da un unico timbro vocale. Come in Bene il reale si trasfigura. Come in Bene l’occhio di chi dirige la macchina da presa ed il montaggio, l’occhio degli autori, deriva dal teatro, dalla rappresentazione scenica. Come nei film di Carmelo Bene protagonista di (quasi) ogni immagine è il corpo di un attore dal talento fuori dall’ordinario.

 

I primi lavori, cortometraggi proto-amatoriali dal punto di vista tecnico, ma già solidi, poeticamente e stilisticamente, perfettamente coerenti con la produzione a venire, danno alla luce dolenti lagnanze di unio, non io, nemmeno lui, addolorato e lagnante, ansioso e patologico. Bianco e nero su nastro magnetico. Audio sovrapposto e sincronizzato ma slegato nel luogo. Monologhi acusmatici. Angoli di ripresa sghembi.

 

I primi lavori di rezzamastrella, radunati in una antologia di 12 corti e mediometraggi del periodo 90-99 (Ottimismo democratico, Kiwido – Federico Carra editore), sono cinema dell’assurdo allo stato brado. Cinici, infami e violenti ma pure irresistibilmente e tragicamente comici. Scarnificazioni estetiche. Testi classici della cinematografia indipendente italiana.
Il corpo e la voce di Antonio Rezza riempiono ogni istante di girato, si può dire che è il film stesso a svolgersi su Rezza, figura cinematica archetipica capace di catalizzare ogni attenzione. Penso ai corpi-cinema dei grandi dell’epoca d’oro del muto: Chaplin e Lloyd, Arbrucke e Keaton, dunque Carmelo Bene, fanatico dello slapstick di Buster.

* * *

Ogni critica rischia di essere la freccia che Stanlio e Ollio si portano a spasso per il labirinto, un esercizio di stile inutile perché fine a se stesso, con il cinema di Rezza Mastrella la critica si auto compiace della labilità dei propri paradigmi.

 

Il cinema di antonioflavia è un lusso che il Paese non può permettersi. Il denaro della produzione cinematografica necessita dell’assicurazione del verosimile, la consequenzialità pavloviana come garanzia dai soldi investiti. Ed il pubblico non può spendere denaro per dissipare certezze in cambio di dubbi o desolate rappresentazioni della propria meschinità.

 

Che sia cinema o teatro, fatto a mano o con una telecamera, quanto prodotto da antonioflavia è quanto di meno mansueto e conciliante lo spettatore possa incontrare.
Ed in questo ritengo vi sia la più profonda analogia fra il loro ed il cinema (estinto?) di Ciprì e Maresco.

* * *

Le nostre società, senza tempo, plasmano il talento sul proprio istinto di sopravvivenza e rigettano il genio, variabile distorsiva e potenzialmente distruttiva dello status quo.
I due soli lungometraggi realizzati da RezzaMastrella, EsCoriandoli e Delitto sul Po, non sono pubblicati da alcuna distribuzione, fluttuano nel limbo degli “aventi diritto” in attesa della conclusione dell’assopimento.

 

* * *

Il cinema di antonioflavia dovrebbe essere il Laocoonte di ogni possibile cinematografia indipendente, perché ogni inquadratura è un’invenzione, perché ogni opera è un mondo fatto e finito.

Il Laocoonte venne ritrovato a Roma nel Rinascimento. Scultura d’epoca classica che fu modello per i contemporanei (Michelangelo e Raffaello), esercitando un’influenza fin sulla cultura del ‘700. Opera modello sopra la quale svolgere, prima di tutto, attività critica. Scomposizione teorico-critica.

* * *

Corre l’obbligo di segnalare Ottimismo democratico, il cofanetto dvd+libro edito nel 2008 da Kiwido –Federico Carra editore. Bisogna perché, ad oggi, è l’unica edizione in dvd, dunque l’unica esistente, che abbia catturato su di un supporto le opere del duo rezzamastrella. La cosa non è da poco se, convenendo con chi scrive, considerate i due fra i maggiori artisti italiani contemporanei per qualità ed innovazione del loro agire artistico.

 

Nel dvd sono radunati 12 fra corti e mediometraggi in video realizzati fra il 1990 ed il 1999, alcuni dei quali veri e propri capolavori, sorprendenti per coerenza stilistica, visione autorale e per complessità di articolazione delle trame e del montaggio. Attraverso la loro visione si ha modo di sfatare superficiali impressioni di estemporaneità.

Il dvd contiene anche Il passato è il mio bastone, documentario diretto da rezzamastrella nel 2008. Si tratta di una riflessione polifonica della voce della critica cinematografica italiana sulla produzione di immagini in movimento dei due.

La loro è una scrittura automatica, di matrice surrealista, che li porta a produrre performance davanti all’occhio di una macchina da presa da ricombinare in un montaggio serrato fra gli angoli di ripresa scelti durante lo svolgersi dell’azione. RezzaMastrella non lasciano che le cose accadano davanti alla macchina da presa, bensì la utilizzano come fosse un detonatore. Il ciak, l’azione, sono la scintilla che fa esplodere situazioni, gesti e azioni (sur)reali e paradossali. Ogni cosa diviene innaturale. La dolenza delle situazioni, la disperazione e l’autismo dei personaggi sono caratteristiche costanti in tutta la produzione artistica dei due.

Come per i grandi Autori, è possibile affermare che antonioflavia non stiano facendo altro, da vent’anni ad oggi, che girare sempre il medesimo film, variazioni di una trama unica.

Il loop mi pare l’elemento minimale e differenziale che contraddistingue lo stile rezzamastrella. Unità minima – coazione a ripetere – ossessività compulsiva.

«No one is innocent in Twin Peaks» e pure nella loro arte. Il pubblico non può fingere di non comprendere che tutto quello strazio rappresentato, in maniera tanto convincente e tangibile (che sia a teatro, al cinema, in tv o in una foto), pur se paradossale e superficialmente irreale, sia altro da sé; nella loro arte il pubblico, lo spettatore, non può nascondere la sensazione di trovarsi di fronte ad uno specchio deformato di sé.

L’incomunicabilità come cifra stilistica, un Antonioni alla maniera di Artaud, disperato e sgarruppato, contagioso nella fiera e giocosa irrisione della morte e degli affanni, dunque delle paure profonde di ognuno di noi.

Il progetto nasce come semplice extra d’accompagnamento alla selezione video 90-99 ma in breve prende forma un documentario fondamentale per la comprensione, il disvelamento, dei retroscena del loro metodo di lavoro sul set. Le interviste ai critici sono inframmezzate a girato “grezzo” di alcuni loro corti e mediometraggi.
Questa rivelazione unica – dal momento che non credo, non mi risulta, sia mai stato reso pubblico altro materiale di questo tipo – rende chiaro il loro modus operandi. Come detto da Steve Della Casa, sul set gli unici ad avere chiaro cosa stia realmente accadendo, sono Flavia e Antonio che in una guerra continua e ripetuta si scontrano e si guidano vicendevolmente nella realizzazione di collages per immagini in movimento.

«Metti l’ambiguità li fuori dalla sbarra» chiede Flavia dietro alla macchina da presa durante le riprese di un’inquadratura.

Gli intervistati sono maltrattati e dolcemente irrisi da inquadrature sghembe e da un montaggio malandrino che ne amplifica tic ed ossessioni.

Cristina Piccino, Steve Della Casa, Giovanni Spagnoletti, Fabio Ferzetti, Marco Dotti, Paolo D’Agostini, Morando Morandini, Enrico Ghezzi, Roberto Silvestri. La critica viene risucchiata nel loro linguaggio, irrisa in apparenza, per il suo verboso desiderio di tassonomizzare e interpretare, ed al contempo interiorizzata. rezzamastrella sembrano riconoscersi in alcuni passaggi delle verbosità della critica, ne danno conferma con scelte di montaggio atte ad evidenziare la convergenza fra le affermazioni ed alcuni momenti del loro cinema, o con riprese del set.

 

Il passato è il mio bastone a questo punto pare quasi una invocazione, una preghiera ed un ringraziamento ad una cultura, quella della critica cinematografica, che in fondo siamo tutti troppo spesso portati a denigrare, ma che rezzamastrella ci fanno apparire come la sola in grado di accogliere quegli autori e quelle opere che altrimenti non troverebbero altra collocazione nel sistema artistico contemporaneo.

 

rezzamastrella fanno opere scorbutiche, per pochi ma non per tutti (pur se universali ed immediate), senza una critica viva, attenta e curiosa, questo cinema rischia l’estinzione.

 

Il libretto contiene una serie di foto scattate principalmente da Martina Villiger, ma pure da Flavia Mastrella, Angelo Fratini e Gaia, e pure una serie di fotogrammi estratti dai video 90-99.
Queste immagini danno conto dei “primi passi” dei due artisti, e suscita una certa emozione vederli ventenni, in tutto e per tutto uguali ad oggi.
In fondo loro giocano la partita della propria arte da oltre un ventennio. Antonio e Flavia sono due giganti dell’Italia contemporanea, artisti “puri”, visceralmente indipendenti, antagonisti di ogni politica della cultura assistenziale e clientelare. Contro ogni elemosina di Stato per un’arte libera e feroce.

* * *

Le loro opere, siano esse teatrali, cinematografiche, fotografiche o televisive, andrebbero ammirate e studiate con lo stesso stupore che la scoperta del Laocoonte suscitò negli sguardi di coloro i quali, nel Rinascimento, se lo trovarono di fronte agli occhi.

* * *

RezzaMastrella hanno, ad oggi, diretto tre lungometraggi, EsCoriandoli (1996), Delitto sul Po (2001) eSamp (2008). I primi due uscirono al cinema, ma non hanno trovato un supporto home-video che li tramandasse a noi, Samp è un film che pochi hanno avuto la fortuna di vedere, ancora in progress. Ipotesi di un film su Cristo morto è invece un film diretto e realizzato autonomamente da Antonio Rezza nel 2008, al quale ad oggi mancano circa venti minuti per dirsi completo. Avendo avuto modo di assistere alla finora unica proiezione della prima mezz’ora del film, posso dire, con assoluta certezza, che si tratta d’uno dei risultati più sbalorditivi a cui Antonio Rezza sia mai giunto. Bianco e nero essenziale in uno scenario abbacinante. Fra i sassi di Matera un Cristo relitto umano vede compiersi il suo destino sospinto da chi lo circonda e che pare non volere null’altro che il suo martirio e la sua fine. Un Cristo afono che emette strazianti grida, il figlio del verbo non ha nulla da dire, egli è sufficiente a sé ed agli altri come novella di morte, supplizio dilatato verso un compimento già scritto. Organizzato per quadri, una via crucis sfinente e senza redenzione, in cui il corpo cede e si fiacca sotto la voglia di martirio (del Cristo) di un popolo definitivamente perduto, un gregge smarrito che solo nella creazione di un idolo trova appagamento.

- Alessio Galbiati

 

 

RezzaMastrella
Ottimismo Democratico
12 cortometraggi in bianco e nero
+ Il passato è il mio bastone

 

 

Dvd+Book
disponibile in tutta Italia nelle librerie laFeltrinelli, nelle librerie specializzate e on-line attraverso il sito www.kiwido.it

Contenuti speciali:

Libro Fotografico
60 pagine a cura degli autori con dieci anni di produzioni originali, visionarie e surreali immortalate da Martina Villiger.

Dvd Extra
– “Il passato è il mio bastone”, documento inedito presentato al Festival di Venezia 2008, con immagini del girato mai montato e con interventi critici di Cristina Piccino, Steve Della Casa, Giovanni Spagnoletti, Fabio Ferzetti, Marco Dotti, Paolo D’Agostini, Morando Morandini, Enrico Ghezzi e Roberto Silvestri.
– galleria fotografica
– galleria delle grafiche originali

ISBN: 978-88-903747-0-8

www.kiwido.it/dvd/scheda.asp?id=14

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