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Taxi Drivers

SEIZE THE TIME (DVD)

15/07/2010

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Ottime davvero le iniziative editoriali della Kiwido che, oltre ai cofanetti di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Roberto Nanni e Paolo Gioli, ha recentemente distribuito Seize the time (1970) di Antonello Branca. Il dvd, oltre al suddetto film, contiene anche il mediometraggio What’s Happening?, che lo stesso Branca girò negli Stati Uniti, qualche anno prima.

Seize the time è un film che affascina sin dai titoli di testa, accompagnati dalla splendida canzone di Elaine Brown che dà il nome alla pellicola, restituendo immediatamente allo spettatore il clima di eccitazione di un periodo storico non ancora sufficientemente compreso.

Antonello Branca, nato come fotoreporter e poi divenuto un brillante giornalista televisivo (di lui si ricorda sempre il famoso servizio sul Vajont, che per primo denunciò le responsabilità umane nel disastro), era andato spesso in America, dove aveva conosciuto i militanti neri dello Sncc e anche le Black Panther, che gli chiesero di realizzare un film su di loro. Trovati i finanziamenti, Branca cominciò le riprese, cercando di penetrare all’interno del movimento di rivolta Nero, per restituirne pienamente l’essenza e le rivendicazioni politiche, dando un taglio fortemente documentaristico, tranne che per la presenza del protagonista (Norman Jacobs), scovato in un teatrino off di Broadway.

Senza fronzoli, la sequenza iniziale ci catapulta subito al cuore della questione, dove Norman, unico nero, si ritrova a discutere in un appartamento con una famiglia tipica americana, composta di soli bianchi, puritana, amante dell’ordine, tutta intenta a gettare acqua sul fuoco della divampante protesta, nonostante il protagonista sventoli questioni cruciali. Norman minaccia, intimorisce, provando a far capire l’urgenza dei temi affrontati, allertando i reazionari benpensanti sull’innalzamento del livello dello scontro, ma il suo modo di fare è, in fondo, ancora uno ‘starnazzare’, un chiacchierare acceso, ma in definitiva innocuo. Malcolm X parlava di “negri da cortile” e “negri dei campi”, e la differenza sta tutta qui. O uniformarsi, accettando i resti del pranzo capitalista, o peggio ancora emulando le gesta dell’americano bianco medio, oppure prendere i fucili. “Be a man, take a gun”, recita uno dei versi della canzone composta da Elaine Brown.

Ma a parte la retorica dell’azione, durante il film emerge chiaramente come la questione del razzismo in America sia stata utilizzata per esercitare ancor più rapacemente lo sfruttamento. Uno dei leader delle Pantere Nere, durante un discorso, analizza la strumentalizzazione del problema, la sua natura sovrastrutturale, affermando, già allora, che anche qualora il razzismo fosse stato debellato, non sarebbero cessate le disparità, le disuguaglianze. Insomma il problema è strutturale, e riguarda i rapporti di produzione capitalistici che, in ultima analisi, se ne infischiano se lo sfruttato sia bianco o nero, purchè lo sfruttamento prosegua senza sosta. E la questione si delinea ancor più evidente oggi: il multiculturalismo è l’ultima invenzione nominalistica del capitale per dare una parvenza di eticità alla generazione infinita di profitto.

Ciò non sminuisce minimamente le sacrosante rivendicazioni delle Black Panther, organizzate con una struttura marxista-leninista, inneggianti al Libretto Rosso di  Mao Tze-Tung che, oltre alle lotte politiche e all’utilizzo delle armi, si dedicarono ad un attivismo sociale davvero intenso nei confronti di tutti i fratelli della comunità nera. A cominciare dalle colazioni offerte gratuitamente ai bambini confinati nei ghetti, fino all’assistenza sanitaria somministrata in tutte le sedi del partito.

Seize the time riesce nel non facile tentativo di restituire il clima dell’epoca nel suo complesso: dalla gravità della situazione politica (il razzismo, nonché l’assurda guerra in Vietnam) alla leggerezza di un periodo scandito da una misteriosa speranza di emancipazione, di redistribuzione delle risorse, di liberazione, il tutto accompagnato da straordinarie musiche che, guardando all’oggi, immalinconiscono non poco. C’è voluto il coraggio di Federico Carra affinché questo film, quarant’anni dopo, trovasse una distribuzione in Italia.

Da segnalare infine il mediometraggio introduttivo What’s Happening?, in cui Branca, nel 1967, incontra i maggiori artisti americani di quegli anni, per capire, letteralmente, cosa stesse succedendo. Da Allen Ginsberg a Leon Kraushar, da Roy Lichtenstein a Andy Warhol, e poi Fred Mogubgub, Marie Benois, Robert Rauschenberg, Gregory Corso. Un documentario questo che, già da solo, vale l’acquisto del dvd.

Luca Biscontini