Rapporto Confidenziale
FEDERICO CARRA. CONVERSAZIONE. KIWIDO
15/01/2010
Federico Carra. Conversazione. Kiwido a cura di Alessio Galbiati articolo pubblicato su Rapporto Confidenziale numero21 (gennaio 2010), pp.7-12. Comunemente il film sperimentale si colloca ai margini delle occasioni di fruizione, è un oggetto sfuggente e sotterraneo (underground), sostanzialmente invisibile. Quando si offre agli occhi del pubblico è di frequente accompagnato (cioè preceduto e seguito) da suoi simili, generando un sovraccarico difficilmente sostenibile. Voglio dire che vedere, uno via l’altro (come spesso accade in rassegne e retrospettive), Flaming Creatures di Jack Smith, Adebar di Peter Kubelka, Surface Tension di Hollis Frampton, Trade Tattoo di Len Lye e Walden di Jonas Mekas, può non essere il metodo più appropriato per rendere omaggio a degli oggetti di culto. La digitalizzazione del cinema sperimentale, pur con tutta la perdita d’aura che comporta (peraltro d’un oggetto già da quasi un secolo privo di aura), permette a questo modo di concepire l’immagine in movimento di trovare una strada per gli occhi. È questa la strada che Kiwido – Federico Carra Editore ha imboccato: produrre supporti per visioni (domestiche) di cinema sperimentale. Quello di cinema sperimentale è un concetto sfuggente, «uno stato gassoso della percezione» direbbe Deleuze, che Kiwido ha ad oggi interpretato attraverso le opere di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Paolo Gioli, Roberto Nanni; tre lavori che rappresentano il primo anno e mezzo di vita di un’impresa editoriale che si muove con “incosciente e visionario coraggio” (come scritto da Boris Sollazzo su Liberazione del 4 novembre 2009) in quei territori dell’immagine in movimento messi ai margini da un sistema di produzione che altro non sembra in grado di veicolare che noia. È per comprendere questo coraggio che ho voluto intervistare Federico Carra, che di Kiwido è l’inventore, per capire qualcosa di più su come si possa pensare di avere l’ardire di produrre cinema di qualità in un tempo che di questo concetto pare non necessitare. • FEDERICO CARRA ALESSIO GALBIATI: “Da sempre impegnato in ambito artistico, sociale e multimediale, Federico Carra si occupa da oltre venti anni di musica, cinema, televisione, home video, passando dalla produzione musicale al crossmedia, dalla grafica alla comunicazione, dalla post-produzione audio e video alla produzione di dvd, con una particolare attenzione a prodotti ed opere di ricerca, impegno e innovazione”. Così si legge sul sito kiwido.it, una presentazione sintetica di una persona che in questa conversazione vorrei presentare ai nostri lettori partendo appunto dal suo percorso precedente alla creazione di kiwido. Detto altrimenti: chi è Federico Carra? Ovviamente mi limiterei alla sfera artistica e professionale, questioni esistenziali sarebbero più consone a testate tipo Riza Psicosomatica o Novella 2000… FEDERICO CARRA: L’approdo alla creazione di una società di editoria multimediale, per come sono fatto, non poteva che venire dalle più disparate esperienze fatte nei singoli settori. Per anni ho lavorato come programmatore, bassista e produttore musicale, grafico e sound designer, facendo veramente lavori di ogni tipo, dalle sonorizzazioni alla fonica di doppiaggio, dalla realizzazione di brochure alla realizzazione dei primi siti web. Per diversi anni molte persone non capivano cosa facessi e cosa volessi fare, forse non lo sapevo neanche io esattamente, né mi interessava più di tanto saperlo. Ciò di cui ero sicuro era che mi interessavano tutte le forme comunicative e mi interessavano contenuti culturali e tematiche sociali. Tutto ciò ha iniziato a prendere un’unica forma quando ho cominciato a lavorare alla produzione di dvd, in cui ho potuto approfondire gli aspetti video e video-grafici e ho potuto iniziare ad occuparmi di tutti questi aspetti all’interno di singoli progetti. Singoli progetti che ora ho iniziato a proporre in prima persona e che intendo proporre non solo in dvd ma anche con libri e cd musicali senza tralasciare ovviamente anche lo sviluppo naturale della distribuzione di beni immateriali che è sicuramente quello on-line. • IL MOTIVO DELLA NASCITA ALESSIO GALBIATI: Quando hai deciso di fondare kiwido e, soprattutto, quali erano le tue intenzioni, le esigenze? FEDERICO CARRA: La scelta vera e propria risale a circa tre anni fa, anche se deriva da una maturazione di molti più anni. Nel lavorare per terzi mi si sono ripresentate per anni le stesse insoddisfazioni riguardo soprattutto a contenuti e a livelli qualitativi troppo spesso insoddisfacenti. Appena mi si è presentata l’occasione ho deciso di tentare. Non amo criticare senza provare in prima persona a dare un esempio diverso, a cercare un’alternativa costruttiva. Questa l’esigenza strettamente personale e lavorativa. In realtà le intenzioni più profonde sono state molteplici. Mi piace l’idea di promuovere progetti culturali e sociali che hanno più difficoltà ad emergere, mi piace l’idea di poter offrire agli artisti una distribuzione più compartecipativa che ponga particolare attenzione agli aspetti culturali del progetto. Cultura per me significa conoscenza, e conoscenza implica ricerca. Che siano testi o immagini, musiche o movimenti, sono sempre stato attratto dai progetti che cercano di scardinare l’esistente e di far progredire, progetti che stimolano l’ingegno umano, ho forse una passione un po’ leonardesca per l’arte e la scienza. Da giovane mi rinchiudevo nei negozi specializzati andando a rovistare tra i titoli più nascosti e disparati alla ricerca di nuovi stimoli e devo dire che per quanto riguarda la musica e l’arte visiva li ho quasi sempre trovati, per il cinema molto meno ed è questo che mi ha portato per primo ad affrontare tra i settori quello che mi trovava forse meno preparato. Poi sinceramente mi ha dato molto da riflettere il fatto che mentre per l’arte visiva non-figurativa o per la musica non-classica, ad esempio, ci siano stati riconoscimenti, ci siano spazi, ci sia un largo pubblico, ci siano svariate correnti e denominazioni, per il cinema non-narrativo o non-figurativo sia tutto ancora così indefinito. Proprio il cinema che dovrebbe essere la forma più aperta e moderna, quella che potrebbe racchiudere ogni altra forma, risulta invece essere quella più chiusa e arretrata. È paradossale ad esempio che l’unica definizione diffusa di cinema non-narrativo o non-realistico sia quella di cinema sperimentale. Penso che se mi fossi azzardato a definire musiche sperimentali tutte le musiche non-classiche del Novecento, dal jazz al rock, dall’elettronica alla macarena mi avrebbe riso dietro anche mia nonna! • IL NOME ALESSIO GALBIATI: Se non erro il kiwido è uno strumento utilizzato in giocoleria, quell’aggeggio che si fa roteare costituito da una corda da impugnare ad una estremità e dall’altra costituito da un peso piuttosto che da nastro colorato. Come mai questa scelta, cosa vuoi significare? Te lo chiedo perché molto spesso dietro ai nomi che ci scegliamo si celano elementi per comprendere… FEDERICO CARRA: La scelta del nome è stata piuttosto emotiva, non cercavo un significato preciso. L’ho scelto come se dovessi scegliere degli accordi con cui comporre un brano musicale. Cercavo qualcosa di “fresco”, ci ho girato un po’ intorno, mi è venuto in mente e mi è “suonato” bene. Non volevo fosse troppo legato ai progetti, anche, forse, perché non volevo potesse divenire una gabbia che costringesse la mia incurabile ecletticità. Il fatto poi che fosse anche il nome di un gioco “dinamico”, di un gioco, tra l’altro, di origini Maori, non mi dispiaceva. A posteriori mi hanno detto che nelle lingue di origine sassone potrebbe sembrare l’abbreviazione di cine-video-documentari, ma cerco di non pensarci. Federico Carra, Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Image by: Sergio Paroletti • REZZA-MASTRELLA ALESSIO GALBIATI: Il tuo rapporto con la coppia Rezza-Mastrella risale agli inizi della loro esperienza artistica, compari come attore in entrambi i loro (bellissimi) film (Escoriandoli del 1996 e Delitto sul Po del 2002). Ma è soprattutto con Ottimismo Democratico, splendida raccolta di loro video e con il documentario Il passato è il mio bastone di Rezza-Mastrella presentato alle Giornate degli autori – Venezia 65 (2008), che questo rapporto confluisce in kiwido e che anzi ne costituisce il primo elemento di un catalogo che in poco più di un anno ha saputo imporsi all’attenzione di molti, in Italia ed all’estero. Ci puoi raccontare la storia di questo rapporto che immagino sia stato da stimolo per la creazione di kiwido? FEDERICO CARRA: Già, dimenticavo che tra le mie varie “performance” c’è stata anche quella attoriale, frutto esclusivo del rapporto personale ormai quasi ventennale con Rezza e Mastrella. Non ho mai pensato di farlo per professione né di inserirlo seriamente all’interno della mia multidisciplinarietà! C’è un limite a tutto! Il progetto del Dvd con Flavia e Antonio è stato sicuramente il progetto “motore” di questa avventura. Mi sembrava assurdo che non uscisse un Dvd di una coppia così geniale e così seguita. Erano anni che tentavo di convincerli a farlo uscire anche mettendoli in contatto con le produzioni con cui collaboravo. Alla fine hanno coinciso il momento della loro decisione con quello di avviare la kiwido o forse ci siamo reciprocamente influenzati. E come inizio è stato sicuramente favorevole, visto che il documento che avevamo appena finito di montare come extra del dvd, è stato selezionato al Festival di Venezia. Una co-produzione in cui hanno collaborato i critici Cristina Piccino, Steve Della Casa, Giovanni Spagnoletti, Fabio Ferzetti, Marco Dotti, Paolo D’Agostini, Morando Morandini, enrico ghezzi e Roberto Silvestri che si sono prestati al gioco facendosi intervistare in situazioni precarie e deambulanti rimontate poi nello stile RezzaMastrella con un uso irriverente dei fuori scena. Le loro produzioni sono infinite e quindi per questo Dvd abbiamo selezionato i cortometraggi in bianco e nero realizzati in coppia fino alla fine degli anni 90, documentati con estrema accuratezza anche nel libro critico e fotografico allegato. Seguiranno sicuramente altri Dvd con altri video, ma anche con il teatro. Agostino Ferrente, Roberto Nanni e Federico Carra. Image by: Sergio Paroletti • ROBERTO NANNI ALESSIO GALBIATI: Ostinati 85/08 è invece in assoluto la prima pubblicazione monografica delle opere di Roberto Nanni: 7 film e 3 gustosissimi extra accompagnati da un piccolo ma prezioso volume che raccoglie due saggi di Bruno Di Marino e Stefano Catucci, ma anche fotografie, appunti e disegni… Com’è nata questa pubblicazione che immagino ha preso vita, come del resto tutto il catalogo kiwido, a stretto contatto con l’artista? FEDERICO CARRA: Roberto Nanni mi è stato presentato proprio da Rezza e Mastrella con i quali ha condiviso il percorso di festival e rassegne di cinema indipendente degli anni Novanta. Una cultura e una sensibilità sterminate e un percorso artistico senza precedenti che solo in Italia potevano rischiare di passare inosservati. I primi film sono “materici” e di ricerca, realizzati nella Bologna del periodo punk dei primi anni 80, sperimentali, questi sì, al punto da interrarne le pellicole per mesi senza protezioni, forse ad aspettarne una “maturazione”. Dopo questo primo periodo Roberto ha iniziato a collaborare con Steven Brown e con i Tuxedomoon lavorando con le sue proiezioni negli spettacoli dal vivo e ha iniziato a girovagare con loro per l’Europa. Nel Dvd è presente una selezione dello splendido lavoro fatto per il progetto Greenhouse Effect. Steven Brown reads John Keats. A Londra tra l’altro conobbe Burroughs e Jarman con il quale successivamente realizzò L’Amore vincitore, conversazione con Derek Jarman, vincitore del Festival Cinema Giovani di Torino, una delle ultime conversazioni con il regista scomparso in cui il suono è asincrono e il corpo diviene paesaggio, un inno alla vita fatto attraversando le più disparate tematiche, dai suoi film all’attualità, dalla pittura alla sua vita personale, a cominciare da un’infanzia trascorsa in Italia che da’ uno spaccato della nostra nazione e dell’epoca post-fascista del tutto inedite e originali. Il Dvd contiene inoltre Autoscatto con Cesare Romani, Roberto Silvestri, Cristina Piccino, Antonio Rezza e Flavia Mastrella e con immagini inedite di Jarman, un’intervista a Steven Brown e l’ironico AutoSfratto dello storico amico del periodo bolognese Roberto “Freak” Antoni, degli Skiantos. Libreria del cinema. Proiezione film di Paolo Gioli. Image by: Sergio Paroletti • PAOLO GIOLI ALESSIO GALBIATI: Con la pubblicazione del volume (Un cinema dell’impronta / Imprint Cinema, (a cura di) Sergio Toffetti e Annamaria Licciardello) e soprattutto dei 6 film di Paolo Gioli hai compiuto un’operazione coraggiosa per due ordini di motivi. Il primo sta nella natura stessa della proposta, la seconda nella scelta compiuta di pubblicare sei suoi film. Dico coraggiosa perché già qualche anno fa Rarovideo avevo pubblicato un dvd con parecchi film del filmmaker di Rovigo, una pubblicazione che, mi pare però di aver capito dalle parole dello stesso Gioli nell’intervista contenuta nel volume che accompagna i film, non lo soddisfò completamente. Ci puoi insomma raccontare la storia di questo progetto editoriale… FEDERICO CARRA: L’idea del volume è nata originalmente dalla Cineteca Nazionale nelle persone di Annamaria Licciardello e Sergio Toffetti e dal produttore di Gioli Paolo Vampa che stavano progettando un libro sul lavoro cinematografico dell’artista. È un volume di 256 pagine di grande formato che raccoglie i contributi di Sergio Toffetti, Giacomo Daniele Fragapane, David Bordwell, Dominique Païni, Elena Volpato, Jean-Michel Bouhours, Bruno Di Marino, Keith Sanborn, Nico Stringa e Annamaria Licciardello e un amplissimo apparato iconografico che sottolinea, in un continuo gioco di rimandi, l’inestricabile legame tra le attività pittorica, fotografica e cinematografica dell’artista. Nello sviluppare il progetto abbiamo pensato che fosse impensabile non allegare anche un Dvd con lavori che erano strettamente connessi alle immagini del libro, come per le foto rielaborate di Volto sorpreso al buio o per quelle di Anonimatografo, film realizzato a partire da immagini di un anonimo cine-foto-amatore degli inizi del Novecento riprese a passo-uno e rianimate da Paolo Gioli. Ne è uscita quindi fuori una bellissima co-edizione tra kiwido e Centro Sperimentale di Cinematografia il cui valore penso sia veramente difficile da cogliere se non vedendola e sfogliandola. La video-intervista a Giacomo Daniele Fragapane chiarisce al meglio questa interconnessione e interoperatività tra i vari formati che è caratteristica peculiare dell’opera di Gioli. • PROSPETTIVA MOBILE ALESSIO GALBIATI: Prospettiva Mobile è il nome di una mostra dell’Istituto Nazionale per la Grafica svoltasi dal 3 ottobre al 3 novembre 2009 dedicata a 5 artisti emergenti dell’animazione italiana (Basmati, Leonardo Carrano, E.G.O., Ursula Ferrara e Virgilio Villoresi). Di questo evento hai curato il catalogo sottoforma di libro e dvd, dando vita ad un volume importante sulle nuove forme dell’artigianato del cinema d’animazione italiano ed allargando il discorso fino a quel momento prodotto da kiwido; non solo “mostri sacri” (Nanni, Gioli, Rezza-Mastrella) ma anche “nuove leve”… Nei prossimi mesi hai intenzione di pubblicare qualcosa in questa direzione? FEDERICO CARRA: In realtà ero partito da subito con l’idea di promuovere anche giovani talenti, ma l’ assenza in circolazione di progetti editoriali di artisti con esperienze anche consolidate ha dettato automaticamente le prime scadenze. Prospettiva Mobile è stata sicuramente l’occasione per iniziare questo cammino che spero presto di poter intraprendere con maggiore impegno. Il progetto è nato dall’iniziativa di Antonella Renzitti dell’Istituto Nazionale per la Grafica e di Bruno Di Marino i quali hanno curato la mostra e mi hanno proposto di realizzare il catalogo. Abbiamo subito pensato che per una mostra di arte animata il catalogo non potesse essere solo cartaceo e quindi abbiamo realizzato un originalissimo catalogo multimediale con testi, fotografie delle opere o ad esse legate ed anche i video in Dvd. Alcuni dei nomi che appaiono in realtà sono anche abbastanza affermati nell’ambito della video-arte, forse ancora non abbastanza conosciuti in ambito più strettamente cinematografico. • IPOTESI DI SPETTATORE ALESSIO GALBIATI: Qual è la tua ipotesi di spettatore tipo dei prodotti editoriali sin qui sviluppati? Più in generale non ritieni che uno dei più gravi problemi del cinema italiano sia quello dello sterminio del concetto stesso di spettatore, inteso come individuo curioso pronto a tutto e disposto a tutto? FEDERICO CARRA: Sin dall’inizio ho pensato di rivolgermi a un pubblico in cerca di nuovi stimoli e nuovi punti di vista. In realtà il problema, soprattutto in Italia, ma non solo, è che lo spettatore viene esclusivamente visto come acquirente, elemento imprescindibile per chi investe finanziariamente anche in un progetto culturale, ma che non può essere l’unico. Manca ormai da diversi decenni un minimo spirito di rischio, tutto è appiattito su ciò che è commercialmente sicuro al 100%, quello spirito di avventura che ha caratterizzato in passato i produttori di quello che adesso viene definito il “grande cinema italiano” ma anche lo spirito di galleristi come Leo Castelli, che alla fine hanno dimostrato anche economicamente di aver fatto delle scelte piuttosto vantaggiose. Forse uno degli elementi che più mi accomuna con gli artisti che cerco di promuovere è anche la volontà di non compiacere lo spettatore. Compiacere significa dargli in realtà quello che già ha, dirgli quello che già sa, dargli conferme, e questo in piccole dosi può anche andar bene, applicarlo però in modo esclusivo significa anche bloccare la crescita e lo sviluppo culturale del singolo e quindi, a mio parere, quello della collettività, ad uso e consumo di un “sistema” dal carattere e dai fini esclusivamente economici. A me piace anche essere messo in discussione da un opera che vedo, leggo o ascolto, perché questo mi fa crescere, e in questo non penso proprio di essere solo, però questi tipi di “acquirenti” non vengono considerati perché troppo rischiosi commercialmente e probabilmente anche perché troppo indipendenti. So che questo periodo di crisi non è il momento migliore per rischiare, però penso anche che nei periodi di stasi e di crisi come questo si aprono nuovi spazi e si creano nuove opportunità anche per piccole realtà come la mia, opportunità che in momenti apparentemente più favorevoli rimangono invece appannaggio dei soliti noti. • FEEDBACK ALESSIO GALBIATI: Che tipo di risposta, anche commerciale, sta ottenendo kiwido sia in Italia che all’estero? FEDERICO CARRA: Complessivamente la risposta è sicuramente buona. I rapporti con l’estero si stanno consolidando. In un periodo come questo non ci si possono aspettare numeri stratosferici per quanto riguarda le vendite, però con Ottimismo Democratico siamo già alla prima ristampa e comunque diversi fattori come la partecipazione attiva del pubblico negli eventi di presentazione, la partecipazione in tutti i progetti dei maggiori critici internazionali, che approfitto per ringraziare vivamente, perché hanno spesso partecipato a titolo gratuito, le collaborazioni con diversi enti anche istituzionali che stanno nascendo e l’ottima rassegna stampa ottenuta lasciano decisamente ben sperare. • FUTURO ALESSIO GALBIATI: Quali saranno le prossime pubblicazioni kiwido? FEDERICO CARRA: Ho diversi progetti in cantiere, c’è il lungometraggio di Antonello Branca Seize the time girato negli anni 70 all’interno del movimento delle Pantere nere, le opere di tre artisti austriaci noti al pubblico internazionale come Kurt Kren, Peter Tscherkassky e Siegfried A. Fruhauf, il teatro di Remondi e Caporossi, opere di giovani internazionali che sto raccogliendo in progetti tematici, ma anche dei libri fotografici e un paio di progetti più marcatamente musicali molto interessanti. In realtà ho molte più idee e sto ricevendo molte più proposte di distribuzione anche valide di quante me ne possa attualmente permettere e non mi dispiacerebbe prima o poi creare una rete di realtà indipendenti che in sinergia le possano esaudire. www.kiwido.it | RezzaMastrella, Ottimismo Democratico 12 cortometraggi in bianco e nero + Il passato è il mio bastone Dvd+Book disponibile in tutta Italia nelle librerie laFeltrinelli, nelle librerie specializzate e on-line attraverso il sito kiwido.it Contenuti speciali: Libro Fotografico 60 pagine a cura degli autori con dieci anni di produzioni originali, visionarie e surreali immortalate da Martina Villiger. Dvd Extra - “Il passato è il mio bastone”, documento inedito presentato al Festival di Venezia 2008, con immagini del girato mai montato e con interventi critici di Cristina Piccino, Steve Della Casa, Giovanni Spagnoletti, Fabio Ferzetti, Marco Dotti, Paolo D’Agostini, Morando Morandini, Enrico Ghezzi e Roberto Silvestri. - galleria fotografica - galleria delle grafiche originali ISBN: 978-88-903747-0-8 /dvd/scheda.asp?id=14 | | | | Roberto Nanni, Ostinati 85/08 Dalla conversazione con Derek Jarman a Steven Brown reads John Keats Dvd+Book disponibile in tutta Italia nelle librerie laFeltrinelli, nelle librerie specializzate e on-line attraverso il sito kiwido.it Contenuti speciali: Libro 60 pagine con testi critici di Bruno Di Marino e Stefano Catucci, fotografie, disegni e appunti, testimonianze preziosissime della sua ricerca e della sua conoscenza intima dei mezzi tecnici ed espressivi. > photos Dvd Extra - "Autoscatto" con Cesare Romani, Roberto Nanni, Roberto Silvestri, Cristina Piccino, Antonio Rezza, Flavia Mastrella, immagini inedite di Derek Jarman - Intervista a Steven Brown: "Steven Brown: John Keats, Tuxedomoon and Greenhouse Effect" - "AutoSfratto" con Roberto “Freak” Antoni degli Skiantos. ISBN: 978-88-903747-1-5 /dvd/scheda.asp?id=15 | | |
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