L'Unità
VI PRESENTO LE PANTERE NERE
11/07/2010
VI PRESENTO LE PANTERE NERE «Afferra il tempo» di Antonello Branca Uno dei film più interessanti e belli sul Black Panther Party di Dario Zonta Afferra il tempo, Seize the Time! Parola d’ordine di un’epoca e di un movimento (non solo un Partito) che alla fine degli anni Sessanta, insieme ad altri e coevi movimenti, cercava di ribaltare non senza l’uso della forza lo status quo dell’ingiustizia sociale. Stiamo parlando del Black Panther Party che proprio al giro di boa del ’68 stava diventando un’organizzazione nazionale votata alla liberazione del popolo nero attraverso un cambiamento rivoluzionario degli Stati Uniti. Un cineasta e reporter italiano, Antonello Branca, riuscì all’epoca a raccontare dal di dentro questa trasformazione realizzando uno dei film più impressionati e belli sulle Pantere nere, Seize the Time. Il titolo si rifa a un album di Elaine Brown, attivista e leader delle Pantere Nere, composto dopo l’assassinio di due compagni alla Ucla nel 1969. Come racconta la stessa Brown nel piccolo e prezioso volume che accompagna il dvd, edito dalla Kiwido Federico Carra editore (meritoria realtà che ha già dato alle stampe un lavoro altrettanto prezioso del cineasta bolognese Roberto Nanni), l’idea di fare un album venne a capo del partito quando sentì la Brown cantare il gospel Precious Lord al funerale degli amici. Una musica di militante bellezza! Fu in quel periodo - racconta la Brown - che Branca andò a Los Angeles per fare il film sulle Pantere Nere. Ovviamente la storia che sta dietro il film varrebbe da sola un altro film, di come Branca riuscì a penetrare dentro quell’ambiente e convincere gli astanti della bontà del suo progetto (nel libretto c’è uno scritto dell’epoca dello stesso Branca che accenna alle difficoltà di quell’avventura). Il regista romano (già conoscitore profondo dell’America alternativa, dei circoli della beat generation - di cui il film What’s Happening? del 1967, presente negli extra del dvd - ma anche dell’Africa delle lotte di liberazione, essendo stato in Kenia come fotografo nel 1959), scelse di raccontare quel momento ricorrendo a un testimone, un attore di colore, Norman Jacobs, che agisce e interagisce nella varia realtà dell’epoca, alternando situazioni finzionali a vere incursioni nel cinema della realtà. Girato in assoluta libertà, cogliendo lo spirito del momento, il film ha dei momenti davvero straordinari, anche quando decisamente costruiti, essendo in qualche modo questo un film a tesi, diversamente da un altro film-cult sul movimento dello stesso periodo, The Fall del regista inglese Peter Whitehead. Uno di questi momenti cult riprende Norman Jacobs che si sottopone alla macchina della verità durante un colloquio di lavoro. All’epoca alcune ditte usavano il marchingegno per testare il grado di verità delle risposte dei pretendenti al posto, facendo domande come «considera il Partito Comunista un agente nemico del governo?». Posto all’inizio del film, questa scena incredibile e perfetta sintesi dell’umore del tempo, porta ad altri momenti topici di grande valore cinematografico e storico. 11 luglio 2010 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 37) nella sezione "Culture"
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