L'Indro

D-JAIL, LA MUSICA CHE NON SI 'ARRESTA'

23/12/2011

D-jail, voci dal carcere. La musica che non si ‘arresta’

Un viaggio poetico nella difficile realtà carceraria, 8 brani dai ritmi hip e trip hop
realizzati con i testi dei detenuti delle Case Circondariali della Provincia di Roma.

 

Attraverso sonorità principalmente hip hop e trip hop, l’intensità delle parole dei detenuti valica le sbarre della cella per giungere fino a noi. E’ questo il senso del progetto “d-jail, voci dal carcere”, un cd musicale realizzato con i testi dei detenuti delle Case Circondariali della Provincia di Roma, e realizzato dal Collettivo del Ponte, su iniziativa dell’Associazione Il Ponte Magico con il sostegno della Provincia di Roma.

Otto brani, un progetto artistico e sociale, perchè in questo caso la musica fa da contorno ai testi, voci che descrivono le sensazioni di un mondo a noi distante, una realtà parallela e complessa che spesso salta alle cronache solo per gli episodi più eclatanti.

Alessandro B., Salvatore C., Roberto D., Giuseppe D., Francesco M., Jackson O., Bruno P., Nicola D., Pierfrancesco L. e Giuseppe R., sono gli autori sconosciuti che ci raccontano cosa si prova a stare dentro, il bisogno di libertà, la rabbia per un amore rimasto altrove, la paura del giudizio, il concetto distorto di tempo che non passa, il rimorso di una vita distrutta, l’alienazione della fuga, la ricerca di se stessi, i sentimenti che, nonostante tutto, rimangono forti e vivi. Provengono tutti dalle Case Circondariali Regina Coeli (Roma) e Velletri, ed ogni brano raccoglie uno o più testi arrangiati, musicati e cantati dagli artisti del Collettivo del Ponte (Federico Carra, Maurizio Catania, Guglielmo Fulvi, Rita e Terry Gisi).

Ne nasce un cd principalmente elettronico ma con contaminazioni reggae, hip hop, trip hop, dub ed etniche, risultato del lavoro corale dei musicisti del Collettivo, grazie alle sinergie tra detenuti/autori, creatori di beat, musicisti e tecnici.

Il primo pezzo, “Le ali, è forse quello che maggiormente rende l’idea del disco, brano hip hop che racconta da un lato, la rabbia di essere reclusi, ma nello stesso tempo un anelito di libertà: “Hanno provato a chiudermi, ma un vento impetuoso/ mi farà sentir libero anche quando recluso/ rigurgito parole in questa mia poesia/ riprendo la battaglia come un pollo in batteria.

“Il sole ci scalderà, attraverso ritmi trip hop ci parla dell’attesa, delle attese interminabili che caratterizzano il carcere, della solitudine del sole caldo, delle "passeggiate" di cemento che alimentano il malessere , della pace della notte, del tempo che passa senza averne reale percezione. Arriva poi "l’ottimismo", "scarpe nuove per correre lontano", e si conclude con un messaggio di speranza, con la rassicurazione "sogna e canta non ti preoccupare, sogna e canta".

Contaminazioni reggae per “Lo specchio”, dove Terry Gisi, cantante del Collettivo, sembra rievocare Meg dei primi 99 Posse. Unico testo per unico pezzo, descrive una vita sprecata dalla droga. Si avverte la morte vissuta da vicino, il rischio, la confusione, il dolore:”Ho visto la morte/segnare la sorte/di un giovane viso impaurito,/ho visto, ho sentito /stai certo è assodato/avendoci partecipato”.

“Ritrovo luniversoha invece un sound etno/elettronico e pone l’accento verso l’introspezione, la ricerca di se stessi, un rinnovato senso di spiritualità come nuova opportunità per vivere la vita:”Io sono luniverso /E luniverso è il mio elemento/È stato come accendere /Un lume sempre spento”.

 

Maurizio Catania e Terry Gisi, musicisti e soci del Ponte Magico, Associazione che da più di 15 anni si occupa progetti di re-inclusione sociale dei detenuti e degli ex-detenuti attraverso l’ideale realizzazione di un “ponte” tra l’interno delle realtà carcerarie e il mondo esterno, ci raccontano come è nato il progetto. “Il cd ha dei riferimenti stilistici variegati ma presenta un’omogeneità nel suono” e proseguono: “Abbiamo scelto hip hop, trip hop, reggae ed altro perché abbiamo anche questo tipo di estrazione, e perché, forse concettualmente più importante, alcune di queste sonorità come l’hip hop nascono nei ghetti dove l’emarginazione è una componente quotidiana della vita di alcune di queste persone e anche la scelta dei testi non ha seguito un vero e proprio criterio. Abbiamo letto più volte i testi, che in totale tra i due Istituti arrivavano più o meno ad un centinaio, le parole sono state la chiave, l’unione. Dopo la fase della lettura, abbiamo iniziato a tagliare, incollare ridurre, nel frattempo si costruivano le basi e parallelamente si cercavano le melodie e l’incastro giusto con le parole. Per l’arrangiamento ci sono state più fasi, come già spiegavamo, è stato un lavoro “corale”, un incontro cresciuto giorno dopo giorno dalle prime sonorità delle basi, fino ad arrivare in sala di registrazione”. Il progetto è stato accolto con entusiasmo sia dalle Direzioni che dai detenuti. Dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni dal DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), il progetto ha cominciato a assumere una forma concreta fino a diventare “D-jail, voci dal carcere”. Il CD non sarà messo in commercio: verrà distribuito gratuitamente ad associazioni, enti, produzioni, emittenti radiotelevisive e a tutti gli organismi che lo richiederanno. I brani sono inoltre liberamente disponibili per tutti in streaming su YouTube(www.youtube.com/user/ilpontemagico) e in mp3 in download sul sito del Ponte Magico (www.ilpontemagico.it).